The thought of Zenk

Abbiamo ascoltato approfonditamente Libanic EP, penultima uscita di Sobriquet all’interno del quale vediamo artisti come Giuliano Lomonte e Paul Walter e ci siamo immediatamente chiesti: Che approccio ha Zenk in studio?
Il mio approccio è cambiato molto negli anni. In genere inizio costruendo un tool, un groove con una solida struttura da essere già efficace da solo. La vermona e la machinedrum dell’electron mi aiutano molto in questa costruzione! Poi procedo nella stesura della traccia. Lavoro molto sulle micro-variazioni e direttamente sulla parte di editing. In seguito preparo una mini-libreria di suoni per costruire i glitches e i diversi effetti. Mi sono accorto con il tempo che anche seguendo delle linee guida non sempre si ottiene quello che si desidera, a volte il caso fa la sua parte!
Ascoltando I tuoi brani è impossibile non notare che hai sviluppato il tuo gusto abbracciando il mondo della musica elettronica a 360 gradi. Questo fattore viene rimarcato all’interno dei tuoi DJ set dove il termine “Leggere la pista” viene completamente stravolto dal gusto della tua selezione musicale. Come hai sviluppato questa peculiarità?
Quando metto i dischi mi piacerebbe costruire un percorso musicale, preferisco preparare un set abbastanza omogeneo piuttosto che sorprendere la pista passando da un mood all’altro. Alla fine giungo sempre a un compromesso tra le aspettative del pubblico, l’ambientazione e quello che vorrei passare.
Sempre rimanendo in tema DJ set si è molto discusso a proposito della differenza tra dj con un’incredibile selezione musicale che si definiscono spesso collezionisti più che DJ e altri tecnicamente infallibili che puntano più sulla loro esperienza ai giradischi e sulla loro presenza scenica per dar vita a delle performance appetibili non solo per l’udito. Qual è secondo te un’esempio che concilia alla perfezione questi 2 fattori e qual è il tuo parere in proposito?
Sicuramente la scuola rumena, i dj della prima generazione come Raresh, Rhadoo e Petre Inspirescu. Hanno tutti una collezione musicale invidiabile e una conoscenza del settore che io personalmente potrei sognarmi. Inoltre dopo anni di esperienza dietro la consolle hanno sviluppato una tecnica infallibile e la loro presenza scenica è fortissima grazie alla loro personalità, sono semplici e genuini, assolutamente autentici e il pubblico glielo riconosce.

In questo periodo storico la quantità di musica (elettronica e non) che viene rilasciata ogni giorno sia in formato analogico che digitale è allarmante. Nonostante questo, moltissimi artisti non esitano a creare un proprio canale o una propria vetrina tramite label dalle svariate sfumature che si presuppone arrivino all’orecchio dei grandi dj e produttori del momento.
Qual è secondo te oltre a questo il fine comune che spinge molti artisti a creare la propria label?
Immagino sia quello di uscire dalle logiche delle major. Oggi ci sono tante, tantissime etichette indipendenti. Rispetto al passato si sono abbassate le barriere all’ingresso di questo mercato, c’è più quantità ma meno qualità. Prima le etichette che decidevano chi doveva uscire e chi no erano un oligopolio. Ma giustamente un produttore poteva chiedersi “chi lo dice che il criterio di selezione delle major è sinonimo di qualità?”. Personalmente quando faccio acquisti trovo più release interessanti tra le etichette indipendenti che tra i giganti del settore. Quindi non è stata una cattiva idea aprire queste etichette indipendenti, ci sono tantissimi egregi produttori che spesso non vengono presi in considerazione dai big del settore. Anch’io l’anno scorso ho deciso di aprire un’etichetta, Micro Orbit Records. Il tutto è nato da una semplice esigenza: avevo prodotto un Ep composto da tre tracce, di cui una in collaborazione con La Sabbia, un collettivo jazz di Milano. Avevo mandato le tracce ad alcune etichette che mi tenevano sul filo del rasoio e spostavano la data di rilascio sempre più in là. Ad un certo punto ho deciso di produrmeli da solo, mi sono chiesto “perché devo rimanere in balia delle decisioni altrui? Ho preparato un EP valido, vale la pena investirci”; così è nata Micro Orbit. Ho fatto produrre 300 copie da 140gr di cui ho supervisionato tutto il processo produttivo, è stato un ottimo investimento!

Zenk fuori dal mondo delle musica Elettronica?
Sono un Designer, quando non mi occupo di musica leggo molto, in particolare psicologia.